4.1.06

Mario Draghi il privatizzatore

Direttore generale del Tesoro per oltre dieci anni, e' l'artefice delle grandi privatizzazioni e l'autore della legge sull'opa che porta il suo nome. Mario Draghi, romano cinquantottenne, fino ad oggi vice presidente di Goldman Sachs, appena nominato Governatore della Banca d'Italia. Il suo nome ha ottenuto un consenso bipartisan, invocato gia' all'indomani delle dimissioni di Antonio Fazio.Se la maggioranza si e' mostrata compatta sulla sua candidatura, considerata autorevole e di garanzia, anche l'opposizione ne apprezza le qualita'. I ministri che per il centrosinistra hanno occupato la poltrona di Via XX settembre, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato e Vincenzo Visco, hanno vissuto proprio con lui la grande stagione delle principali privatizzazioni effettuate dallo Stato.Entrambi gli schieramenti politici lo considerano un uomo 'del fare', pragmatico e concreto. Una fama che si guadagna fin dai tempi dell'universita', a Roma negli anni Settanta, nella veste di allievo prediletto di Federico Caffe'. Borsista del Mediocredito, studia e insegna nei migliori campus Usa e consegue un Ph.d in Economics presso il Massachusetts Institute of Tecnology (Mit). Poi inizia la stagione dell'insegnamento all"Universita' di Firenze dal 1981. Approda, negli anni Ottanta, nei grigi corridoi ministeriali nella veste di consigliere economico del ministro del Tesoro Giovanni Goria, che lo designa a rappresentare l'Italia negli organi di gestione della Banca mondiale. Sono le tante esperienze che lo rendono nel 1991 il candidato ideale per la poltrona di direttore generale del Tesoro, allora incarico poco retribuito e non troppo ambito. Per molti doveva essere una tappa di passaggio in attesa di tempi migliori. E invece Draghi riesce a trasformare quell'incarico in una delle poltrone chiave per l'economia del paese. Negli stessi anni e' membro del Comitato Monetario della Cee e del G-7 Deputies, nonche' presidente del Comitato di Gestione Sace. Dal '91 al '96 e' nel Cda Imi e dal '93 presiede il Comitato per le Privatizzazioni. Dal '94 al '98 e' presidente del G-10 Deputies. Sempre con grande discrezione, assume il controllo dell'industria e della finanza a partecipazione pubblica in via di privatizzazione e le redini della preparazione dei documenti di politica economica. Passano i ministri e gli schieramenti, con i governi Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi, ma per dieci anni il 'Direttore' resta al centro dell'economia e della finanza pubblica. Sono anni di sfide difficili che, anche grazie alla grande stagione delle privatizzazioni, da Eni a Telecom da Imi a Comit e Bnl, cambiano il profilo economico del Paese e lasciano in eredita' al ministero di via XX settembre una forte struttura tecnica e relazioni internazionali consolidate. La centralita' di Draghi nel panorama economico italiano e' tale che finisce anche al centro delle polemiche. E' il caso della riunione del 'Britannia', con i principali banchieri d'affari inglesi, a portarlo nel mirino di chi lo accusa di voler 'svendere' il patrimonio nazionale.Ma a prevalere, ancora una volta, e' il ruolo chiave che Draghi svolge guidando un momento particolarmente difficile dell'Italia che, sulla strada verso Eurolandia, vede la lira fuori dallo Sme sotto la pressione di una finanza pubblica alle corde. Ed e' lui a condurre la difficile trattativa per il rientro della moneta nazionale, passaggio chiave per la successiva ammissione all'euro.Privatizzazioni ma non solo. Il nome di Draghi si lega soprattutto al nuovo testo per la Finanza, che passa alla storia, appunto, come 'legge Draghi'. Una legge che contiene le nuove regole sull'opa, con l'obbligo di lanciarla per chi acquista oltre il 30% di una societa' con un prezzo identico per i piccoli e grandi azionisti, che consente al capitalismo italiano di iniziare a confrontarsi con i mercati internazionali. Una legge messa alla prova per la prima volta nel 1999 con la scalata di Roberto Colaninno su Telecom. Una lunga stagione, quella di Draghi al ministero del Tesoro, che si chiude nel 2001 quando il ministro Tremonti chiama a sostituirlo Domenico Siniscalco. Draghi lascia Via XX Settembre e torna ad insegnare negli Stati Uniti. Nel 2002 l'ingresso in Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa. E forse non a caso la Goldman Sachs e' l'unica banca internazionale che non ha collocato obbligazioni Cirio e Parmalat.

Può veramente essere considerato l'uomo ideale?
Parrebbe di sì, dalle dichiarazioni dei vari politici almeno...
Personalmente quando si parla di privatizzazioni, divengo molto molto scettico... I risultati di tali operazioni sono infatti sotto gli occhi di tutti e credo che neppure un miope possa sostenere che siano vantaggiose per i cittadini.
Mario Draghi è un privatizzatore convinto, quindi ognuno tragga le proprie conclusioni..
Mi auguro vivamente di sbagliare e che l'era Draghi possa essere migliore di quella Fazio.

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