30.7.06

Museo della solidarietà

Un sogno che diventa realtà. È quello di Salvador Allende, che si avvera a 33 anni esatti dalla sua morte, a 33 anni da quell’atto di strenua difesa della democrazia che finì in tragedia. A Santiago è nato il museo frutto della solidarietà al dramma cileno e della passione per la democrazia.

Solidarietà e passione. Da sempre, desiderio di Allende era mettere l’arte alla portata del popolo, dare a tutti indistintamente l’opportunità di godere della bellezza suprema, della sensibilità, dell’armonia. E nel 1972 ci provò: inaugurò una mostra con mille opere regalate da artisti spagnoli a ingresso libero, frutto di una proposta del pittore Juan Genoves e che Allende definì “un avvenimento eccezionale, che dà il via a un tipo di relazione inedita fra gli artisti e il pubblico”. L’anno dopo, il golpe cancellò tutto. Molte opere andarono disperse in rimessaggi dello stato, altre confinate. Ma la solidarietà e la passione di coloro che lottavano contro Pinochet, in vari paesi del mondo, produsse piccoli musei della Resistenza “Salvador Allende” che racimolarono molte opere, alimentando e accrescendo questo sogno, con la speranza di poterle inviare un giorno in Cile.

Nel covo del nemico. Ed è grazie a loro che a Santiago del Cile è potuto nascere il Museo della Solidarietà “Salvador Allende”, uno scrigno di 2800 opere che lo rendono una delle maggiori collezioni contemporanee d’America Latina. E il fatto che sorga proprio in quella che fu la sede dell’apparato repressivo di Augusto Pinochet rende il tutto ancora più simbolico. Per la prima volta, questa collezione, negli ultimi anni già esposta in due luoghi diversi del paese, è nel luogo che le spetta, in quella bella casa signorile dove i golpisti sistemarono la Centrale nazionale delle informazioni.
Giustizia è fatta. È così che la figura di Allende è definitivamente riscattata dalla demonizzazione perpetuata dal regime. Pinochet proibì persino che la tomba di Allende ne portasse il nome e fu solo con l’avvento della democrazia che ebbe il funerale pubblico che meritava. E solo dopo 25 anni dalla sua morte, inoltre, venne inaugurato il primo monumento alla sua memoria. E al 30esimo anniversario l’allora presidente Ricardo Lagos riaprì la porta de La Moneda da dove i militari trascinarono fuori il suo cadavere. Adesso anche molte piazze e molti viali lo ricordano, ma è stato un processo lento e difficile, di cui questo Museo della Solidarietà ne è il momento più concreto e solenne. Che coincide, di contro, con il momento più squallido della vita di Pinochet, il momento in cui stanno venendo fuori abusi, nefandezze e corruzione a delinearne la figura. Ecco, ora giustizia è finalmente fatta.

SALVADOR ERA UNO UOMO, VISSUTO DA UOMO, MORTO DA UOMO.............

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