2.1.07

Un sonoro dissenso

Tratto da www.perlapensionepubblica.it






Il sistema previdenziale italiano deve rispondere a quanto stabilito dall'articolo della Costituzione Repubblicana che garantisce ai lavoratori mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria.

Questo non può essere assicurato attraverso le forme incerte, aleatorie e rischiose del sistema di finanziamento a capitalizzazione proprio della cosiddetta previdenza complementare privata.

Le ipotetiche e niente affatto probabili speranze di alti rendimenti, che i fondi stessi cercano di attribuirsi nella speranza di attirare i lavoratori, sono legate alla capacità dei mercati finanziari di lucrare sullo sfruttamento degli stessi lavoratori e dei paesi poveri del mondo.

Affermare che bisogna tornare a tagliare le pensioni è ora, come lo era ieri, tanto suggestivo quanto infondato.

Garantire il soddisfacimento dei bisogni dei pensionati del futuro è cosa che riguarda il lavoro e niente affatto le disponibilità di denaro.

Ridurre la spesa previdenziale non è una necessità oggettiva, ma è un dictat imposto dalle politiche economiche neoliberiste, che in questi anni hanno trasferito gran parte del reddito dal lavoro alla speculazione finanziaria.

Su un tema come questo, come su qualunque altra questione che riguarda le condizioni di vita dei lavoratori, nessun accordo, patto o memorandum può essere sottoscritto senza la preventiva consultazione dei lavoratori stessi.

Consultazione che deve essere realizzata attraverso forme che garantiscano la democraticità della stessa, sia nell'informazione plurale fornita ai lavoratori e sia attraverso le procedure adottate, a partire dalla partecipazione delle diverse opzioni in campo al controllo e alla verifica delle operazioni di voto e di scrutinio.

Ciò premesso, il Comitato nazionale per la difesa della pensione pubblica e per il diritto dei lavoratori a disporre liberamente del proprio TFR, è promotore di una iniziativa per:

  • Esprimere il sonoro dissenso dei lavoratori al trasferimento del TFR nei fondi,

  • Ripristinare la pensione pubblica, finanziata con il sistema a ripartizione e calcolata con il metodo retributivo,

  • Agganciare le pensioni alle dinamiche salariali,

  • Separare la previdenza dall'assistenza, finanziando quest'ultima attraverso la fiscalità generale,

  • Prevedere forme di copertura previdenziale per i periodi di non lavoro dei lavoratori precari, finanziate attraverso una contribuzione aggiuntiva da porre a carico dei datori di lavoro che fanno ricorso a dette condizioni contrattuali,

  • Prevedere per il TFR, forma di risparmio gestito al pari del capitale versato nei fondi, lo stesso trattamento fiscale riconosciuto a quest'ultimo,

  • Incrementare il tasso di rivalutazione del TFR, quale reale forma di sostegno al reddito per i periodi di non lavoro,

  • Istituire presso l'INPS un fondo di riserva per le pensioni, di ausilio per eventuali, futuri problemi di bilancio dell'ente (sul modello adottato dalla Francia), finanziato, tra l'altro, con il disavanzo attivo delle gestioni previdenziali dei lavoratori dipendenti e da una tassa di scopo da istituire sulle rendite finanziarie.

    A sostegno di questa piattaforma, il Comitato Nazionale è impegnato in una vasta iniziativa di informazione e di coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori, a sostegno di una richiesta alle strutture sindacali perchè si apra una vera vertenza nazionale in difesa della previdenza pubblica, per organizzare il diniego esplicito all'adesione ai fondi pensione, per avviare tutte le iniziative, anche legali, per contrastare il meccanismo del silenzio assenso ed il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a rientrare in possesso di tutto il loro salario (TFR compreso) in caso di recessione all'adesione ad un fondo integrativo.

    LE DELEGATE E I DELEGATI RSU DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEGLI AUTOCONVOCATI DEL 1 DICEMBRE A MILANO

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