29.9.08

La fine di un sistema



La Lehman Brothers sparita, l'Aig salvata in extremis dal governo Usa: i giganti della finanza ultraliberista cadono uno dopo l'altro. E' la peggiore crisi della storia?


Iniezioni di liquidità paurose, che non hanno eguali, nemmeno dopo le due torri dell'11/9 statunitense. E quel crollo torna a far da paragone, non solo nelle vignette, ma anche nei commenti degli analisti e degli psicologi che si sentono chiamati in causa per lo stress psicologico di decine di migliaia di lavoratori che hanno perso il posto e altri che aspettano con il fiato sospeso.

Il candidato democratico alla presidenza americana Barack Obama ha detto che è necessaria una ampia revisione del regolamento di Wall Street per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari, e che lui si impegnerà in questo senso se vincerà le elezioni di novembre. In una intervista alla Reuters, Obama ha affermato che la Federal Reserve e il Dipartimento al Tesoro americano hanno dovuto cimentarsi con la peggiore crisi finanziaria mai avutasi dalla Grande Depressione. Non vi sono precedenti per il genere di problemi che scuotono il mondo finanziario, e i politici si sono trovati senza strumenti per affrontarli - ha osservato. Parlando durante la sua campagna elettorale in Colorado, Obama ha detto che fra le misure più urgenti vi è la necessità di un'azione più incisiva per favorire la stabilizzazione del mercato interno, che è stato al centro della crisi. «Se il mercato interno continua nel suo declino, allora noi dovremo adottare alcune misure addizionali, Ma è prematuro dire quali passi precisi dovranno essere adottati», ha detto il senatore dell'Illinois.

“Direi che siamo di fronte a una crisi finanziaria che non si ricorda nella storia”, dice Andrea Di Stefano giornalista economico e direttore del mensile Valori, legato a Banca Etica. “Non è assolutamente detto che questa crisi sia giunta al termine, probabilmente ci sono altre banche di affari che rischiano il fallimento e questa situazione di totale incertezza è quella che sta causando la maggiore agitazione sui mercati finanziari”.

Cosa significa per il cittadino della strada?
“Apparentemente ancora nulla. Dobbiamo tenere in considerazione che la cosiddetta crisi del credito può produrre dei grossi problemi alle normali attività produttive alle medie e piccole imprese soprattutto, che possono ritrovarsi con il costo del credito e l'accesso alla finanza compromessi, e gli vengono così chiuse le linee di credito.
Dopo 15 anni di ideologia estrema di libero mercato in finanza, con il concetto che gli operatori erano in grado di autoregolare il rischio,ora scopriamo che tutto questo non era vero. E proprio gli idoli di questa “finanziarizzazione” sono quelli che stanno cadendo come birilli”.

Un sistema nuovo si sta già rimodellando, mentre i colossi sprofondano?
“Purtroppo, secondo me, siamo in grado ritardo per un nuovo sistema, perché anche il fallimento di Lehman arriva a un anno e passa dalla crisi dei subprime, e questo evidenzia una incapacità complessiva del sistema di darsi immediatamente nuove regole molto più stringenti e pesanti per gli operatori”.

Dall'Italia arrivano messaggi rassicuranti?
“Fino a un certo punto, perché un crollo di Lehman crea problemi anche a molti operatori che hanno obbligazioni e prodotti strutturati emessi da Lehman. In generale, c'è il problema di un allargamento della crisi a un mercato molto grande, che è quello delle assicurazioni che vengono contratte sui debiti delle grandi aziende. C'è già questa vicenda dell'Aig, che sta ricevendo 40 miliardi di dollari di liquidità altrimenti rischia il fallimento. Tutto questo può avere una ripercussione anche sulla finanza italiana”.

Infine, come valuti l'attività delle banche centrali rispetto a questi operatori privati, che dovrebbero vivere del mercato?
“E' emerso con chiarezza che le politiche della Federal Reserve americana e la Banca Centrale europea non sono uguali. Le politiche della Bce sono state più appropriate, se la Fed e la Banca d'Inghilterra avessero seguito le politiche della Bce la crisi sarebbe stata meno grave. Manca poi la politica: dov'è l'Ecofin, dov'è il G8, che per anni ha emesso comunicati rassicuranti?”.

P.s.: Mentre parliamo con Andrea di Stefano il petrolio gira intorno a quota 90 dollari. Poche settimane fa veleggiava oltre i 140, e anche questo è un risvolto della crisi: le grandi banche di affari non hanno disdegnato prodotti che giocavano sulla speculazione sulle materie prime. A fondo i colossi, gli investitori scappano e la liquidità torna nei mercati più tradizionali. E il barile, come per incanto, galleggia su cifre ben più abbordabili e meno gonfiate.


Fonte: Peacereporter


IL CAPITALISMO E' DAVVERO ALLA FRUTTA!!!
EVVIVA!!! CHE BELLA NOTIZIA!!!


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