19.9.08

Lettera aperta al presidente della Repubblica






Illustre signor Presidente,

benvenuto nella nostra città, ricca di storia, fascino e cultura.

Lei viene a celebrare Andrea Palladio, il suo ingegno e le sue opere, segni tangibili che ci onoriamo di ospitare nella nostra terra. Come cittadini siamo orgogliosi che, nel mondo, Vicenza venga associata al nome e alle opere del grande architetto.

Allo stesso tempo, siamo estremamente preoccupati per il destino della nostra città.

Signor Presidente, oggi qui Lei rappresenta, seppure la sua

sia una visita privata, lo Stato.

Come Lei ben saprà, da oltre due anni una larga parte dei cittadini di Vicenza è mobilitata in difesa della propria terra da un progetto insensato e dannoso.

Siamo certi che Vicenza abbia rappresentato, agli occhi di Roma, un’anomalia. Una terra abituata a vivere laboriosamente, da cui ogni tanto si levavano mugugni, ma sempre sotto traccia e senza clamore, è salita alla ribalta delle cronache per la protesta contro la nuova base militare statunitense nell’area dell’aeroporto Dal Molin, l’ennesima nel nostro territorio.

Come cittadini siamo rimasti allibiti dal comportamento che lo Stato ed i vari governi succedutesi in questi anni hanno tenuto nei nostri confronti. Un comportamento fatto di menzogne, omissioni, banalizzazioni, quasi che i vicentini fossero dei selvaggi incapaci di intendere e di volere, da ammansire e circuire. Fortunatamente così non è.

Abbiamo visto il Commissario da Lei incaricato per la realizzazione della nuova base prodigarsi in consigli al Governo su come “estirpare il dissenso” di questa città, sia pure basato su “cause ragionevoli, perché fondate”. Chissà, forse questo è lo stesso ragionamento che fecero i sovietici nel 1956 quando invasero l’Ungheria. Lei di questo ne dovrebbe sapere qualcosa.

Lo Stato da Lei rappresentato si è qui materializzato nella sua forma più bieca, autoritaria e centralista, ben lontano da quel concetto di federalismo che, proprio da qui, ha trovato nuova linfa negli scorsi anni.

Siamo convinti che il federalismo non possa essere ridotto a mera discussione sull’applicazione dell’art. 119, così come disegnato dal Titolo V° della Costituzione, quasi esclusivamente sul terreno della capacità impositiva degli Enti Locali. Vorremmo che vi fosse una discussione più profonda, capace di registrare le modificazioni del nostro tempo.

Forse scioccamente, noi abbiamo sempre pensato di essere cittadini, e non sudditi. Come diceva Machiavelli “governare è far credere”, a meno che il bambino della fiaba non faccia capire che il re è nudo. Qua non solo un bambino, ma migliaia di uomini e donne hanno colto la verità, non si sono lasciati ammaliare da fantomatiche promesse, da lusinghe e inganni.

Il nostro futuro, il futuro dei nostri figli e della nostra terra, sono leve potenti, signor Presidente, che ci donano un’energia e una voglia di non stare zitti e accettare supinamente ciò che lo Stato, di cui Lei è la massima carica, vorrebbe imporci.

Noi andremo avanti nel contrastare questo scempio, questo è certo. Non esiste ragion di stato capace di farci cambiare idea, non abbiamo paura del Leviatano.

Lo Stato, e quindi anche Lei, signor Presidente, dovrà decidere se ascoltare le ragioni legittime di questa comunità o, seguendo le peggiori tradizioni autoritarie, tentare di annichilire questo straordinario movimento di uomini e donne di ogni età, provenienza sociale, appartenenza politica.

Umilmente le ricordiamo quanto disse re Pirro dell'Epiro, che sconfisse i Romani a Heraclea e Ascoli Satriano:

“un’altra vittoria così e siamo rovinati”.

Signor Presidente, buon soggiorno nella nostra città, che noi continueremo ad amare e difendere.

Cinzia Bottene,

consigliere comunale Vicenza Libera No Dal Molin

Vicenza, 19 settembre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao aride caro...combattivo come sempre mi raccomando...

Aride ha detto...

Ciao happyclown..
mi auguro di non deluderti... più incazzato e combattivo che mai.....