17.11.08

Segnali inquietanti




Non si esprimono in quartine come Nostradamus. Non leggono il futuro in una palla di vetro o nelle viscere degli uccelli. Ma la sicurezza di linguaggio con cui vaticinano gravissimi eventi a funestare l'inizio dell'era Obama è quella dei veggenti. Una sicurezza inquietante, visto che stiamo parlando di un ex segretario di Stato, di un vicepresidente in pectore e di un presidente uscente.
Ora che i riflettori si sono spenti sul trionfo elettorale di Barack Obama, e tutti attendono il suo insediamento alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, tornano alla mente recenti dichiarazioni fatte da importanti politici americani che gettano un'ombra allarmante sull'avvio di questo storico mandato presidenziale.
Colin Powell. Lo scorso 19 ottobre, l'ex capo di Stato Maggiore e ministro degli Esteri, Coiln Powell, ospite del programma televisivo 'Meet The Press' annunciava il suo sostegno a Obama e, parlando dei problemi che si troverebbe ad affrontare in caso di elezione, pronunciava la seguente frase sibillina: "Ci sarà una crisi intorno al 21 e 22 gennaio (subito dopo l'insediamento di Obama, ndr) di cui ancora non sappiamo nulla".
Che tipo di crisi? Non lo spiega. Il conduttore non coglie e l'intervista continua come nulla fosse.
Joe Biden. Il giorno dopo, 20 ottobre, il candidato democratico alla vicepresidenza, Joe Biden, parlando a un meeting per la raccolta fondi a Seattle, rilanciava la funesta previsione con minore precisione temporale ma con maggiori dettagli. "Segnatevi le mie parole. Entro sei mesi il mondo metterà alla prova Barack come fecero con John Kennedy. Ricordatevi quello che vi sto dicendo. Avremo una crisi internazionale, una crisi provocata per testare di che pasta è fatto il ragazzo (Obama, ndr). E lui dovrà fare qualcosa di molto duro. Vi garantisco che succederà". Cosa? Questa volta sembra chiaro: una guerra. "Dovrà decidere senza esitazioni per non ripetere gli stessi errori commessi in Somalia, in Bosnia, in Kosovo e in Iraq. Quindi dovrà prendere decisioni dure. I problemi potranno venire dal Medio Oriente (Iran, ndr), dal Subcontinente (Pakistan, ndr) o magari dalla risorgente Russia".
George W. Bush. Un nuovo intervento militare Usa, quindi, ma molto più ‘duro' di quelli che abbiamo visto finora. Ma scatenato da cosa? La risposta a questa domanda potrebbe stare nelle parole pronunciate dal presidente uscente George W. Bush, che in un messaggio radio alla nazione trasmesso quattro giorni dopo l'elezione di Obama, l'8 novembre, ha detto: "Questa per l'America sarà la prima transizione presidenziale in tempo di guerra degli ultimi quarant'anni. Stiamo combattendo contro violenti estremisti che sono decisi ad attaccarci e che non desiderano altro che sfruttare questo periodo di cambiamento per colpire il popolo americano". Insomma, un nuovo 11 Settembre.

Indovini in doppiopetto? Uccelli del malaugurio? O - ipotesi più angosciante di tutte - persone che hanno accesso a informazioni classificate?
La risposta arriverà tra poche settimane.


Fonte: Peacereporter

Nessun commento: