27.1.09

Lampedusa, non si fermano le proteste




Non si ferma il muro contro muro della popolazione di Lampedusa contro il governo Berlusconi. Alla luce delle intenzioni del ministro Roberto Maroni di realizzare sull'isola un centro di identificazione ed espulsione (cie) per immigrati, in aggiunta al centro di prima accoglienza (cpa) già presente, sono montate le proteste degli isolani. Dal 23 gennaio la popolazione è in piazza, con una protesta che, nell'ambivalenza delle sue rivendicazioni, ha saputo convergere con il grido di "libertà! libertà!" che da giorni si sente provenire dal cpa.

Gli isolani parlano di negazione delle potenzialità turistiche dell'isola e della vergogna del lager per i "clandestini", di carenza di servizi strutturali e di militarizzazione sotto cui sono posti i migranti. La sintesi si trova nell'opporsi al fare di Lampedusa una "nuova Alcatraz", una prigione a cielo aperto. I migranti hanno riempito e attraversato questa rivolta con altra ricchezza, portando il loro protagonismo in piazza con una straordinaria fuga di massa dal cpa. 1300 migranti hanno percorso le vie del centro cittadino al grido di "libertà! libertà!", "basta Guantanamo, basta spaghetti".

Fatto interessante, da valorizzare, è la solidarietà che gli isolani hanno mostrato nei confronti degli immigrati fuggiti dal centro: "La nostra lotta è la vostra lotta. Il nostro nemico è lo stesso: lo Stato". I migranti hanno quindi partecipato all'assemblea permanente davanti il comune, intervenendo e facendosi tradurre gli interventi. Un respiro di libertà per persone rinchiuse dentro carceri a cielo aperto semplicemente per avere in corpo il desiderio di lasciarsi alle spalle passati che raccontano di guerre, persecuzioni, fame, povertà. Dopo le disperate traversate nel mar Mediterraneo la Fortezza Europa accoglie i migranti ad armi spianate: chiudendoli nei cpa, cacciandoli, denudandoli di diritti e dignità.

Le tensioni dell'oggi riportano all'ordine del giorno la questione dei flussi migranti, ma soprattutto il fallimento delle politiche di gestione, contenimento e controllo dei flussi migranti. L'ostinata volontà della politica di ogni colore (non solo nazionale!) di erigere barriere contro naturali e irreversibili flussi verso l'opulento Occidente da parte di migliaia di persone in cerca di un destino altro è destinato a scontrarsi con una realtà che è ancora più aggravata dalla incapacità sistemica del nostro paese di dare risposte all'altezza a coloro che arrivano (vedi richiesta status rifugiati).

Quest'oggi un nuovo sciopero generale ha bloccato Lampedusa, negozi chiusi e gente in strada: circa 2mila isolani hanno partecipato al corteo contro l'apertura del cie, il quale si è concluso con una commemorazione di tutte le vittime del mare, in ricordo dei migranti morti durante i "viaggi della speranza". Il che da la cifra della capacità, per nulla scontata, di questa protesta di aprirsi oltre il proprio giardino, accogliendo anche le rivendicazioni e la disperazione proveniente dalle parole dei migranti. Un no al nuovo lager per il bene dell'isola e dei migranti.

In conclusione, è necessario andare a sottolineare una prima ricaduta che il protagonismo e la conflittualità dei migranti di Lampedusa hanno portato: la manifestazione di ieri a Massa, costruita dai richiedenti asilo eritrei e somali, usciti dal centro della Croce Rossa Italiana per bloccare il centro città, chiedendo riconosciuti i loro diritti, venendo poi caricati dalla polizia.

Fonte: Infoaut


NESSUNA BANDIERA,
NESSUNA FRONTIERA,
NESSUNA DISUGUAGLIANZA!!!

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