28.6.09

Golpe in Honduras

 

 

Honduras Manuel Zelaya All'alba di questa mattina un gruppo di militari ha fatto irruzione nell'abitazione del presidente dell'Honduras Manuele Zelaya Rosales, dando il via quindi ad un colpo di Stato poche ore prima che il paese si recasse alle urne per un referendum che avrebbe dovuto decidere se tenere o meno, il prossimo novembre, in parallelo con le elezioni presidenziali, anche il voto per l'elezione di un'assemblea costituente per la riforma costituzionale dell'Honduras. I media mainstream internazionali stanno nuovamente alterando, nella loro banalizzazione e superficialità, il corso delle cose: il referendum odierno non avrebbe dovuto decidere se consentire o meno a Zelaya di presentarsi per un secondo mandato presidenziale.
Il presidente è stato, dopo il suo arresto, trasferito in una base aerea e fatto partire in direzione del Costa Rica. Diversamente da quanto ha sostenuto il ministro della sicurezza costaricano, Janina del Vecchio, il capo di Stato honduregno non avrebbe chiesto nessun asilo al governo del paese dell'America centrale: "Non ho chiesto asilo al governo del Costa Rica. Questo è stato un sequestro compiuto dai militari" ha dichiarato Zelaya ai microfoni di Telesur all'arrivo all'aereoporto di San Josè. A sentire le dichiarazioni fatte nelle ultime ore sembra essere stata la Corte Suprema a deporre il presidente.
Intanto i poteri sono stati presi temporaneamente dal presidente del Congresso e sono stati arrestati anche i principali sostenitori del referendum, tra i quali il sindaco di San Pedro Sula, Rodolfo Padilla, e 8 ministri del governo. I militari si sono odoperati per requisire i seggi referendari già allestiti. Secondo quanto riferiscono i media honduregni il parlamento designerà un nuovo presidente, nominando Roberto Micheletti, attuale numero uno del Congresso e detentore dei poteri temporanei.
Tensione a Tegucigalpa. Nella capitale un gruppo di almeno 500 persone si è riunito davanti il palazzo presidenziale appena avuta notizia del golpe in corso. La polizia ha sparato contro di loro gas lacrimogeni, disperdendo il campanello di protesta. Blindati dell'esercito sono stati dispiegati non solo lungo le strade di accesso alla residenza di Zelaya ma anche in strategici punti della città. Inoltre gruppi di militari hanno preso il controllo delle sedi di alcuni edifici della pubblica amministrazione. Nonostante la militarizzazione nelle ultime ore la capitale è diventata teatro delle proteste dei movimenti sociali che appoggiano Zelaya, barricate infuocate lungo le strade e opposizione in faccia ai militari.

 

Le reazioni internazionali al golpe
Il presidente del Venezuela Hugo Chavez è stato il primo a porsi in difesa del presidente Zelaya, schierandosi a difesa del presidente e accusando gli Stati Uniti di avere "molto a che fare" con un colpo di Stato definito "troglodita". Chavez ha invitato Barack Obama a pronunciarsi. Cosa che è avvenuta poco dopo, con il presidente Obama che si è detto "profondamente preoccupato", appellandosi all'Organizzazione degli Stati Americani affinchè "tutte le parti in causa rispettino lo stato di diritto". L'Osa ha indetto una riunione d'emergenza per discutere appunto della situazione in Honduras. L'Unione Europea ha condannato il colpo di Stato e chiesto il rilascio immediato di Zelaya. Il presidente della Bolivia Evo Morales ha fatto appello "agli organismi internazionali e ai movimenti sociali dell'America Latina" per la difesa dell'ordine costituzionale dell'Honduras.
Il presidente Chavez inoltre rincarato la dose dinnanzi alle voci che riportano del sequestro compiuto dai militari ai danni degli ambasciatori di Venezuela Cuba e Nicaragua: il presidente ha minacciato un intervento militare in Honduras se non dovesse essere liberato al più presto il diplomatico, per le forze armate venezuelane vi è lo stato di massima allerta. Obama è invece tornato sula questione dichiarando che "Non c'è stato alcun coinvolgimento statunitense in quest'azione contro il presidente Zelaya".


Perchè questo golpe?
Il presidente dell'Honduras Manuele Zelaya è di estrazione politica liberale, eletto tra le fila del centro-destra. L'anomalia di questa presidenza sta nel percorso che "Mel" ha compiuto durante il suo mandato, virando verso sinistra, in direzione delle istanze dei movimenti sociali ed indigeni, dando luogo quindi ad un connotato divario tra i poteri forti del paese, a lui avversari, e vasti strati della popolazione che ora costituiscono la sua base elettorale.
Il nodo dell'attrito che ha fatto da volano al golpe è stata dunque la decisione di proseguire comunque sulla via del referendum che si sarebbe dovuto tenere quest'oggi: Zelaya aveva promesso di andare avanti nonostante l'opposizione della Corte Suprema, dell'esercito, del Congresso come dei membri del suo stesso partito. Dall'altra parte i sondaggi davano l'85% di consensi al presidente sulla decisione di convocare un'assemblea costituente. Gli attori antagonisti al presidente (oligarchie economiche, gerarchie della chiesa e dell'esercito, casta politica) sono quindi lo scoglio contro cui Zelaya si è battuto, che hanno trovato l'aiuto dei media di comunicazione (appannaggio esclusivo, come nel resto del continete, del potere economico) e che hanno promosso il colpo di Stato.
A dimostrazione dello scontro tra poteri martedi scorso il parlamento ha approvato una legge per impedire il referendum prima o dopo le elezioni del 29 novembre prossimo. Un conflitto originato dalla decisione di Zelaya di rimuovere il capo di stato maggiore delle forze armate, Romeo Vasquez, e il ministro della difesa, Angel Edmundo Orellana, lo scorso 26 giugno, alla luce del rifiuto di entrambi a collaborare per l'organizzazione del referendum previsto per quest'oggi.
Poche ore dopo la rimozione del capo di stato maggio in Honduras si son tenute le prove generali del golpe: decine di soldati hanno circondato la residenza di Zelaya, punti nevralgici del paese sono stati occupati delle forze armate. Il colpo di stato del 26 giugno è poi fallito dinnanzi alla reazione dei movimenti sociali ed indigeni che hanno di risposta occupato sotto una pioggia battente la base militare della forza aerea nell'aeroporto internazionale di Tocontín, ma anche, secondo quanto dichiarato in seguito da Zelaya, dal rifiuto degli Stati Uniti di sostenere il colpo di mano.

 

Fonte: Infoaut

Nessun commento: