16.12.05

Colesterolo alto

La paura della malattia chiamata "ipercolesterolemia", ancora poco conosciuto come disturbo quando Flenry Gadsden era alla guida della Merck 30 anni fa, nel giro di breve tempo è salita al primo posto tra i timori per la propria salute di decine di milioni di persone in tutto il mondo.
A chi vende medicine la diffusione di tale paura ha fruttato ingenti guadagni: nazioni di ogni dove negli ultimi anni hanno speso di più per i farmaci anticolesterolo che per ogni altro genere di medicinali con obbligo di ricetta medica. Nel loro insieme, oggi questi farmaci generano introiti di oltre 25 miliardi di dollari all'anno per i loro produttori, che includono i maggiori nomi dell'industria mondiale quali la Bayer tedesca, la società anglo-svedese AstraZeneca e l'americana Pfizer. In paesi meno ricchi, compresi alcuni stati dell'Europa dell'Est, i costi crescenti di questa categoria di farmaci da soli rischiano di mandare in fallimento interi sistemi sanitari?

Contrariamente a quanto forse molti ritengono, il colesterolo in sé non è un nemico mortale, bensì un essenziale elemento costitutivo del nostro organismo ed è indispensabile per vivere.
Se da una parte è scientificamente provato che per molte persone un elevato livello di colesterolo nel sangue si associa a un aumentato rischio di ictus cerebrali e attacchi cardiaci, tuttavia nel caso di persone per il resto sane non si sa con certezza di quanto quel livello di colesterolo elevato possa aumentare il rischio di disturbi cardiaci, né per quante persone questo possa davvero costituire un problema.
Quello che invece è un dato accertato è che avere il colesterolo alto è solo uno dei tanti fattori che influiscono sulle probabilità di sviluppare disturbi cardiaci. Tuttavia attira una fetta così ampia di attenzione perché si può agire su di esso con dei farmaci, farmaci che oggi vantano investimenti promozionali da fare invidia a quelli di certe marche di birra o bibite.

Per specialisti della prevenzione come il professor Shah Ebrahim, un ricercatore inglese, i nuovi farmaci che abbassano il colesterolo - chiamati statine - sono un rimedio valido nei casi di persone che abbiano già avuto disturbi cardiaci, mentre per la maggioranza delle persone sane esistono modi molto più economici, sicuri ed efficaci di mantenersi in salute che utilizzare le statine. Migliorare la propria dieta, fare più movimento e smettere di fumare sono le strategie più ovvie e conosciute.
Ebrahim è uno dei molti ricercatori secondo cui dedicare tanta attenzione solo al colesterolo può distrarre in maniera potenzialmente pericolosa da quella che è la vera prevenzione.
Intanto una delle statine, il Baycol della Bayer, è stata ritirata dal commercio dopo essere stata implicata in numerosi casi di morte. Anche per la statina più nuova, il Crestor dell'AstraZeneca, è stato chiesto da più parti il ritiro per alcuni effetti collaterali molto rari ma gravi di deperimento muscolare e disfunzioni renali.

L'alba della nuova era del colesterolo giunse nel 1987, quando la Merck lanciò la prima delle statine, il Mevacor, tra l'eccitazione generale del mondo farmacologico. Il Mevacor era omologato anche per livelli di colesterolo bassi, il che significava che questo medicinale poteva venire pubblicizzato e prescritto a gente per il resto sana: un mercato potenzialmente sconfinato.
Da allora sono stati omologati diversi farmaci concorrenti e la pubblicità data sia alle medicine che alla malattia ha assunto forme parossistiche. Ma una pillola in particolare è balzata al comando del gruppo e ora domina quasi la metà dell'intero mercato: il Lipitor, che, accaparrandosi vendite per oltre 10 miliardi di dollari all'anno, è il farmaco con obbligo di ricetta medica più venduto di tutti i tempi. La Pfizer che lo produce è non solo la casa farmaceutica più grande al mondo ma, con uffici direzionali a Manhattan e un valore di mercato intorno ai 200 miliardi di dollari, è anche una delle maggiori società in assoluto, un primato dovuto in misura non trascurabile alla diffusa paura del colesterolo alto.

Le vendite di questi farmaci sono salite alle stelle nell'ultimo decennio perché il numero di persone classificate come affette da "colesterolo alto" è cresciuto in maniera esorbitante.
Come per molte altre malattie, la definizione di "colesterolo alto" viene periodicamente rivista, e come per altre malattie tale definizione è stata ampliata in modo da classificare come malate un numero sempre maggiore di persone sane. Con il trascorrere del tempo i confini che delimitano le malattie pian piano si allargano e i bacini di potenziali pazienti si espandono costantemente. A volte l'incremento è improvviso ed eclatante. Quando alcuni anni fa negli Stati Uniti una commissione di esperti del colesterolo ha riformulato le definizioni, tra gli altri cambiamenti apportati ha abbassato i livelli di colesterolo ritenuti necessari per autorizzare una cura medica, sostanzialmente classificando come malate milioni di persone sane e triplicando virtualmente da un giorno all'altro il numero delle persone che potevano essere fatte oggetto di terapia farmacologica.

Stando alle direttive ufficiali sul colesterolo dei National Institutes of Health statunitensi (Istituti Nazionali per la Salute ) emanate negli anni '90, tredici milioni di americani avrebbero avuto bisogno di essere curati con le statine. Nel 2001 un altro comitato di esperti ha riformulato queste direttive facendo in pratica salire tale numero a 36 milioni, con una mossa che fa venire in mente il sogno di Henry Gadsden di vendere medicine a tutti.Cinque dei quattordici autori di questa nuova definizione ampliata, compreso il presidente della commissione, avevano legami finanziari con i produttori di statine. Nel 2004 un altro comitato di esperti ha aggiornato ancora una volta le direttive, sottolineando che, accanto all'importanza di cambiare lo stile di vita, più di 40 milioni di americani avrebbero potuto trarre beneficio dall'assunzione di farmaci. Questa volta i conflitti di interesse erano ancora più marcati.
Otto dei nove esperti che hanno redatto le ultime direttive sul colesterolo lavorano anche come relatori, consulenti o ricercatori per le maggiori case farmaceutiche al mondo: Pfizer, Merck, Bristol-Myers Squibb, Novartis, Bayer, Abbott, AstraZeneca e GlaxoSmithKline.Nella maggioranza dei casi gli autori delle direttive avevano legami molteplici con almeno quattro di queste società, mentre un "esperto" aveva preso soldi da dieci di loro.

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