18.3.06

Fermare il commercio di armi

Gli embarghi sulle armi arrivano sempre troppo tardi e, quando alla fine entrano in vigore, sono continuamente violati per colpa della negligenza di chi li ha messi in pratica. Lo afferma in un rapporto la Control Arms Campaign, una coalizione per limitare gli armamenti formata da Amnesty International, Oxfam e l’International Action Network on Small Arms. Il documento, di 43 pagine, è stato presentato ieri alle Nazioni Unite, con l’obiettivo di arrivare alla firma di un trattato che bandisca il commercio d’armi.
Secondo il rapporto, tutti i 13 embarghi imposti dal Consiglio di sicurezza dell’Onu negli ultimi dieci anni non sono stati rispettati, e solo alcuni dei violatori sono stati perseguiti. La responsabilità ricadrebbe sui singoli Stati, molti dei quali non hanno promosso leggi per rendere punibile penalmente la violazione degli embarghi. Altri Stati, si legge nel documento, hanno chiuso un occhio sul commercio d’armi o vi hanno addirittura partecipato, per denaro o per assecondare i loro interessi strategici. “Nell’ultimo decennio, individui e organizzazioni in almeno 30 Paesi sono stati implicati nella rottura degli embarghi”, dice il rapporto. “Commercianti d’armi senza scrupoli continuano a farla franca dopo essersi resi protagonisti di gravi abusi dei diritti umani, e prendono in giro gli sforzi dell’Onu”, ha detto Irene Khan, segretario generale di Amnesty International.
Al momento, nel mondo sono – o dovrebbero essere – in vigore sette embarghi sul commercio delle armi, tutti in Paesi africani (Costa d’Avorio, Liberia, Somalia, Repubblica democratica del Congo, Ruanda, Sierra Leone e Sudan). Sono bandite anche le vendite d’armi ai membri di al Qaida e ai talebani in Afghanistan. Il documento presentato all’Onu identifica quattro grandi mancanze nell’attuazione di questi divieti. Oltre alla mancanza in molti Paesi del reato di “violazione dell’embargo”, le missioni Onu non dispongono di risorse adeguate e non riescono a controllare tutti gli arrivi di merci. I documenti di import-export sono inoltre spesso contraffatti e i funzionari fanno parte del traffico d’armi.
L’obiettivo della Control Arms Campaign è di premere sul Consiglio di sicurezza affinché stabilisca controlli più efficaci. Ma il fine ultimo è un Trattato sul commercio delle armi. “Gli embarghi, oltre a essere decisi troppo tardi per salvare delle vite, sono spesso imposti dal Consiglio su basi politiche e non seguendo i princìpi”, dice Barbara Stocking, direttrice di Oxfam.”Il mondo ha urgentemente bisogno di un Trattato sul commercio delle armi, se vogliamo che queste non finiscano più nelle mani sbagliate”. A questo proposito, nei prossimi 100 giorni gli attivisti di Control Arms si impegneranno in vista della conferenza Onu sulle armi leggere, prevista per giugno. Una raccolta di ritratti fotografici chiamata “petizione del milione di volti”, tanti quanti sono le persone uccise dalle armi dall’ultima conferenza Onu del 2001, ha già raggiunto quota 800mila.

METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI!!!!

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