25.11.06

Una moda di vita

Dimenticate dai politici e snobbate dalla società, le prostitute brasiliane sono scese in campo per reclamare i propri diritti, usando un’arma che sta mietendo migliaia di vittime: stravaganti abiti alla moda.
Concorrenza spietata. Sta accadendo a Rio de Janeiro dove, scandendo il motto “prostitute e fiere di esserlo”, le donne di strada hanno ideato magliette, vestitini sexy e borsette rigorosamente ispirati al loro stile di vita. Marchio della linea fashion: Daspu, dal portoghese “das putas”, letteralmente “delle puttane”.
L’intento è racimolare quanto basta per mettere in atto una vera e propria campagna di sensibilizzazione e di riscatto. Convinte che il loro sia un lavoro al pari di ogni altro, le prostitute pretendono leggi adeguate a garantire loro assistenza e anche una pensione. Perché se in Brasile prostituirsi è legale, manca ancora ogni tutela.
“A 60 anni alcune di noi sono ancora obbligate a battere il marciapiede – raccontano –, la concorrenza delle giovani è spietata e i clienti sempre più rari”.
Successo inatteso. Ad aiutarle, un’organizzazione non governativa brasiliana, Davida, che da sempre lotta per il riconoscimento della prostituzione quale attività professionale e si batte contro le malattie sessualmente trasmissibili. È stata la direttrice della Ong, Gabriela Leite, ex prostituta, a far sì che la nuova firma esplodesse nel mondo della moda, tanto da essere ospitata alla Biennale delle arti di San Paolo, in ottobre, dove ha ricevuto diversi riconoscimenti.

Dalla maglietta alla passerella. Con le “putas”, che oltre a ispirare l’abbigliamento fungono da indossatrici, lavora una stilista a tempo pieno, Rafaela Monteiro, che cura i dettagli. La prima collezione si è intitolata “Strada 69” e ha girato intorno al cliente ideale, “l’uomo che passa e che non resta”, ovvero il camionista. L’impronta scelta è stata “femminile ma non volgare”, dato che l’abbigliamento Daspu “si rivolge a tutte le donne”, ha spiegato la stilista, la quale ha attinto le proprie idee per le strade di Rio e a Copacabana, la famosa spiaggia carioca. Abiti volutamente “molto brasiliani” sia nei colori che nello stile.
Nata con magliette militanti a sostegno dei loro diritti, questa linea è diventata in sei mesi pret-a-porter e le sfilate di presentazione della collezione si moltiplicano. Con loro, i clienti e la fama. In poco tempo i negozi di grido della capitale carioca hanno venduto più di cinquemila magliette. Un successo inaspettato.
Non solo moda. Grazie a questo impatto, anche le rivendicazioni sostenute da Davida hanno guadagnato visibilità. “Vogliamo far sparire ogni pregiudizio e ogni discriminazione contro le prostitute facendole salire in passerella – ha spiegato Gabriela Leite - A tutte le età e con le loro forme generose, in modo che rompano i canoni della bellezza. È anche un tentativo per dar loro fiducia in se stesse”. L’associazione, infatti, lavora molto nel sostegno psicologico di queste donne.

Contro la tradizione. La speranza è che il successo del marchio, che ha letteralmente stregato Rio e si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il paese, riesca a scuotere la società e ad arrivare in Parlamento. Da tre anni è in sospeso un progetto di legge presentato da Fernando Gabeira, deputato federale dei Verdi, che prevede la regolamentazione del mestiere più vecchio del mondo e che è probabile venga discusso quanto prima. Anche se è opinione comune che la società brasiliana non sia ancora pronta a tanto. Dopotutto, il Brasile è un paese tradizionalista, dove la società e la politica sono molto influenzate dalla Chiesa, cattolica o evangelica che sia e quindi la strada è lunga.
Intanto però le prostitute, almeno quelle di Rio, si consolano con il successo della loro iniziativa. La loro griffe sta addirittura per fare il grande salto: quello oceanico. Destinazione? Niente meno che Parigi, la capitale della moda, dove si sono già dette interessate alla collezione le Gallerie Lafayette.

tratto da www.peacereporter.net




Nessun commento: