1.8.07

Se questo è un accordo...


QUESTO ACCORDO SULLE PENSIONI E MERCATO DEL LAVORO E’ DANNOSO PER I LAVORATORI E NON DEVE PASSARE!!

CHIEDIAMO IL REFERENDUM SULL’ACCORDO

E VOTIAMO NO

SCALONE: l’accordo accetta totalmente l’innalzamento dell’età pensionabile previsto dalla legge Maroni. Nel 2013 si potrà andare in pensione solo con 61 anni di età e 36 di contributi, oppure con 62 anni di età e 35 di contributi. Questo peggiora la legge Maroni che prevedeva l’arrivo a 62 anni nel 2014, ma non automaticamente. Nel 2008 si andrà in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi, da luglio 2009 con 59 anni di età e 36 di contributi, da gennaio 2011 con 60 anni di età e 36 di contributi. NELLA SOSTANZA IL LIEVE MIGLIORAMENTO RISPETTO ALLO SCALONE MARONI PER CHI E’ PIU’ VICINO ALLA PENSIONE OGGI E’ PAGATO DA CHI ANDRA’ IN PENSIONE DOMANI. DAL 2013 L’ETA’ EFFETTIVA MINIMA DEL PENSIONAMENTO E’ 61-62 ANNI: CIOE’ OLTRE L’ATTUALE PENSIONE DI VECCHIAIA DELLE DONNE CHE SARA’ PERTANTO SICURAMENTE MESSA IN DISCUSSIONE.

LAVORI USURANTI: il Governo stabilisce un lungo elenco di lavori usuranti che allarga i precedenti decreti. MA: prima di tutto i soldi sono contingentati e devono garantire l’uscita dal lavoro di SOLO 5000 persone all’anno, per cui vi saranno le graduatorie tra gli aventi diritto. In secondo luogo gli aventi diritto avranno un’esenzione di 3 anni rispetto al progressivo aumento dell’età pensionabile per cui dal 1 gennaio 2011 dovranno avere almeno 57 anni di età e 36 di contributi e dal 2013 58 anni di età e 36 di contributi: ANCHE PER QUEI POCHI LAVORATRICI E LAVORATORI A CUI VERRA’ RICONOSCIUTA L’ESENZIONE DAGLI SCALINI ALLA FINE VIENE ALZATA L’ETA’ PENSIONABILE.

COEFFICIENTI DI CALCOLO DELLE PENSIONI FUTURE: viene istituita una commissione che entro il 31 dicembre 2008 dovrà proporre modifiche al regime pensionistico contributivo. MA: dal 1 gennaio 2010 scatta comunque la nuova tabella sui coefficienti che prevede un taglio del 6-8% delle pensioni. La commissione decide come distribuire tra i lavoratori questi tagli, ma non se farli. Dal 2013 scatta la revisione automatica dei coefficienti che avverrà ogni 3 anni (anziché ogni 10), con decreto del Governo: E’ UNA SCALA MOBILE AL ROVESCIO SULLE PENSIONI. Infine la promessa, e non l’impegno, di garantire il 60% della retribuzione per chi fa lavori precari e discontinui, significa in concreto garantire pensioni di 400 o 500 euro mensili ai precari. Poco più dell’attuale pensione sociale minima.

FINESTRE PER CHI MATURA 40 ANNI DI CONTRIBUTI: chi matura 40 anni di contributi potrà andare in pensione con 4 finestre, anziché con le 2 previste dalla riforma Maroni, se a pagare saranno coloro che andranno con la pensione di vecchiaia. Chi va in pensione di vecchiaia (le donne per ora a 60 anni e gli uomini per ora a 65) d’ora in poi dovrà aspettare le finestre e si vedrà così aumentata di fatto l’età pensionabile. L’inserimento delle finestre nella pensione di vecchiaia servirà anche a pagare la salvaguardia della pensione per 5000 lavoratori posti in mobilità: LO SCANDALO E’ CHE LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI PIU’ POVERI PAGANO LA TUTELA DEI DIRITTI DI ALTRI LAVORATORI E LAVORATRICI.

LA RIFORMA A COSTO ZERO, AUMENTANO I CONTRIBUTI: il Governo calcola in 10 miliardi di euro dal 2008 al 2017, i costi della revisione dello scalone e del fondo per i lavori usuranti. Tutti questi costi, ammesso che siano reali, sono integralmente pagati dai lavoratori con: l’aumento delle aliquote contributive per i parasubordinati e con la cosiddetta revisione degli enti previdenziali che però è GARANTITA DALL’AUMENTO DI QUASI 1 PUNTO (0,09%) DEI CONTRIBUTI SULLA BUSTA PAGA. Questo aumento si aggiunge a quello precedente di 3 punti (0,3%), che non è servito minimamente a pagare il miglioramento delle pensioni ma invece ha fatto cassa per il bilancio dello Stato. I lavoratori parasubordinati continuano a vedersi aumentati i contributi senza avere reali contropartite né nella busta paga né nei diritti. La legge 30 continua a restare in vigore.

CON QUESTO ACCORDO SONO ACCETTATI TUTTI I TAGLI ALLA SPESA SOCIALE, ALLE PENSIONI E AI DIRITTI DECISI DAL GOVERNO BERLUSCONI.

CON QUESTO ACCORDO PASSA IL PRINCIPIO INIQUO PER CUI SE UN LAVORATORE VUOLE CONSERVARE QUALCHE DIRITTO, UN ATRO LO DEVE PERDERE, PERCHE’ PER IL GOVERNO OGNI INTERVENTO SULLE PENSIONI E LO STATO SOCIALE DEVE ESSERE A COSTO ZERO, CIOE’ PAGATO DALLE LAVORATRICI E DAI LAVORATORI.

CON QUESTO ACCORDO SI INDEBOLISCE ANCORA DI PIU’ IL SISTEMA PENSIONISTICO PUBBLICO. L’ETA’ PENSIONABILE EFFETTIVA VIENE ELEVATA A 62 ANNI PER GLI UOMINI E LE DONNE CON DANNI ENORMI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA DEL LAVORO E PER L’OCCUPPAZIONE. CON QUESTO ACCORDO LE FUTURE PENSIONI SARANNO CALCOLATE SECONDO INDICI FINANZIARI E PERCIO’ SEMPRE PIU’ BASSE.

E’ NECESSARIO DIRE DI NO A QUESTO ACCORDO PER RIAPRIRE LA VERTENZA CON IL GOVERNO PER OTTENERE L’ABOLIZIONE DELLA CONTRORIFORMA MARONI PER DIFENDERE I DIRITTI DEI GIOVANI COME QUELLE DEGLI ANZIANI

NONOSTANTE LE PROMESSE IN CAMPAGNA ELETTORALE SI CONFERMA LA LEGGE 30 E IL LAVORO PRECARIO.

SI PREGIUDICA L’ INGRESSO AL LAVORO DEI PIU’ GIOVANI CON L’ ALLUNGAMENTO DELL’ ETA’ PENSIONABILE E L’ INCENTIVAZIONE AGLI STRAORDINARI.

RSU FIOM PIAGGIO

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