2.8.07

Ancora su pensioni e mercato del lavoro

NO ALL’ACCORDO DISASTRO

Il 23 luglio del 2007 il governo ha definito un protocollo d’intesa, poi sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, che peggiora ancora quello che in questi giorni era stato presentato:

Pensioni

Si porta l’età pensionabile a 62 anni, con 35 di contributi o a 61 con 36, a partire dal 2013. Chi ha 40 anni di contributi continuerà a uscire con le “finestre” e anche chi ha la pensione di vecchiaia dovrà aspettare le “finestre”. Così la pensione di vecchiaia delle donne, sale oltre i 60 anni e quella degli uomini oltre i 65.

L’esenzione dei lavori usuranti si rivela una beffa: 5.000 lavoratori all’anno saranno inizialmente esentati dallo scalone, ma poi dovranno andare in pensione con almeno 58 anni d’età e 36 di contributi.

Si peggiora la riforma Dini sui coefficienti, che verranno tagliati a partire dal 2010 del 6-8%. Da allora ogni tre anni verranno rivisti automaticamente al ribasso, con una scala mobile al rovescio. La commissione tra le parti potrà solo, entro il 2008, decidere le esenzioni. Il limite del 60% per le pensioni più basse dei precari è solo un’ipotesi di studio.

A partire dal 2011, se non saranno fatti risparmi a sufficienza con la ristrutturazione degli enti previdenziali, aumenteranno i contributi sulla busta paga dei dipendenti e per i parasubordinati.

Mercato del lavoro e competitività

Vengono scandalosamente ridotti i contributi pensionistici per le ore di straordinario. Così si danneggia l’occupazione e anche il bilancio dell’Inps, mentre non ci sono i soldi per cancellare lo scalone.

Viene confermata la Legge 30 e in particolare il lavoro interinale a tempo indeterminato (staff leasing). I contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite, con procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con l’assistenza dei sindacati.

Viene detassato il salario variabile aziendale sul quale le aziende pagheranno meno contributi previdenziali, anche se i lavoratori non si vedranno decurtata la loro contribuzione.

Pensioni basse e ammortizzatori sociali

Vengono aumentate le pensioni più basse e l’indennità di disoccupazione, utilizzando i soldi del “tesoretto”, cioè le tasse in più pagate in primo luogo dai lavoratori, che ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Di questi solo un miliardo e mezzo tornano ai pensionati e ai disoccupati.

Conclusioni

Questo accordo dà qualche risultato immediato a una parte dei pensionati e dei disoccupati, peggiorando il futuro per la gran parte del mondo del lavoro. Viene alzata a cifre impossibile l’età pensionabile, viene rafforzata la precarietà del lavoro, si peggiora il futuro pensionistico dei giovani. L’accordo è complessivamente in perdita e la sua attuazione rappresenterebbe un danno per tutto il mondo del lavoro.

L’accordo va respinto perché conferma le peggiori politiche del passato ai danni dei lavoratori e, in alcuni casi, persino le peggiora. Diciamo no al nuovo accordo del 23 luglio, data fatidica e negativa per la storia delle lavoratrici e dei lavoratori.

Solo il no all’accordo permetterà di conquistare e difendere i diritti

che ci spettano



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