7.12.07

Il lavoro uccide ancora

Un giovane di 36 anni morto, sei in fin di vita e altri feriti gravemente.
Non stiamo parlando di Bagdad o di Gaza ma di Torino e i giovani in questione sono operai dell'acciaieria di Corso Regina Margherita, proprietà della casa tedesca Thyssen Krupp.
La cronaca richiede poche parole: il tentativo dei lavoratori di spegnere un piccolo incendio prodottosi in linea con i mezzi messi a disposizione dall'azienda ha creato il dramma sviluppando una fiammata che ha letteralmente bruciato vivi gli operai.
Ora tutti piangono su morti e feriti, ma di chi sono le responsabilità?
I mezzi di sicurezza che l'azienda ha il dovere di mettere a disposizione per lavorazioni così pericolose si sono dimostrati non solo inadeguati ma criminalmente distruttivi. Estintori e lancia ad acqua hanno favorito la fiammata esplosiva invece di spegnere l'incendio.
I responsabili dell'azienda non potevano non saperlo ma hanno deciso di risparmiare sulla pelle dei lavoratori.
Inoltre la reazione dei lavoratori allo svilupparsi dell'incendio è stata ritardata dalle condizioni in cui operavano:
dopo l'ultima crisi aziendale che ha quasi portato alla chiusura dello stabilimento la flessibilità e gli orari si sono dilatati allo spasimo, ormai i turni di dodici ore stanno diventando la norma.
Questo incidente non è un caso ma la logica conseguenza di un'organizzazione del lavoro che ha cancellato ogni diritto dei lavoratori e considera la loro morte come uno “spiacevole danno collaterale” e nulla più.


Cub

Senza parole!!!

Nessun commento: