7.8.09

Cari fratelli clandestini







Care sorelle e fratelli immigrati in Italia o che state per venire,
dopo la giusta presa di posizione della S. Sede contro la legge razzista approvata dal Parlamento italiano in questi giorni, mi sono confrontato a lungo con i documenti del Magistero della Chiesa, con un insegnamento che non tentenna nell’affermare l’assoluta priorità per il cristiano di farsi prossimo a chi non ha prossimo. E, in questo particolare momento storico, chi è più privo di prossimo di voi, sradicati dalla vostra terra, lontani dalla patria e dagli affetti, scacciati dai Paesi ricchi?
Accettare fino in fondo il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa deve portare noi cristiani a denunciare fermamente l’imperante ondata di xenofobia nei vostri confronti, e deve farci andare controcorrente rispetto al dilagare del razzismo camuffato da presunta “sicurezza”. Inoltre, deve porci di fronte ad un dissidio inconciliabile: l’impossibilità di rispettare le leggi dello Stato che si ergono come muro ad arginare la massa dei disperati che preme.
Nella Bibbia si legge: “non dimenticate la filoxenia, alcuni praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb.13, 2). L’autore della lettera agli Ebrei non chiede solo l’accoglienza dello straniero, ma l’amore per lui: la filoxenia appunto, che è l’esatto contrario della xenofobia. Si dice che l’Italia sia un Paese a maggioranza cattolica, o comunque di radici culturali cristiane, ma sembra che l’onda montante nel Paese abbia ben diversa matrice. E non mancano, ormai, forze politiche come la Lega, che squallidamente cavalcano questa pericolosa onda dell’intolleranza, esclusivamente per fini elettorali.
In questi giorni il Parlamento del mio Paese, che si dichiara a maggioranza cristiana, ha deciso di cacciarvi via, vuole respingervi dall’Italia. Mi sono interrogato su quale sia il ruolo del Parlamento: accettare il ricatto interessato di fascisti e leghisti a recepire e ratificare gli umori del Paese oppure - nel rispetto dello spirito della Costituzione - attraverso le leggi, aiutare questo Paese a crescere. Io non sono un esperto di leggi, né un esperto dei problemi dell’immigrazione, tuttavia mi permetto di ricordare ai parlamentari del mio Paese, che una legge per regolamentare l’ingresso degli immigrati e che costituisca la Carta fondamentale per una convivenza multietnica, non può fondarsi sulla repressione, sui respingimenti indiscriminati e sullo stato di polizia, ma deve avere come presupposto l’accoglienza. Non si può considerare, infatti, “hostis” chi il dato costituzionale e la nostra tradizione culturale considera “hospes”.
Perciò, fratelli migranti, invito a venire e restare in Italia perché non è vero che siete delinquenti, perché non è vero che venite a rubarci il posto di lavoro, perché non è vero che siete troppi, tanto da non poter essere integrati nel nostro tessuto sociale. Vi invito a venire e restare in Italia perché in ogni caso avete qualcosa da regalarci, perché potete aiutare questo Paese a cambiare, perché non ci sono soltanto quelli che non vi vogliono: per fortuna, ci sono tanti che sono contenti di avervi tra noi, e non vedo per quale motivo debba comunque prevalere il razzismo.
Venite e rimanete in Italia se questo è il posto in cui vi piace vivere, perché i confini territoriali, l’idea di patria e di nazione fanno parte del passato; siamo tutti, egualmente, cittadini dello stesso mondo.
Faccio mie le parole di don Tonino Bello, vescovo e presidente di Pax Christi, e vi chiedo di accettarle a nome di tutti i cristiani italiani: “Perdonaci, fratello straniero, se non abbiamo saputo levare coraggiosamente la voce per forzare la mano dei nostri legislatori. Ci manca ancora l’audacia di gridare che le norme vigenti in Italia, a proposito di clandestini come te, hanno sapore poliziesco, non tutelano i più elementari diritti umani, e sono indegne di un popolo libero come il nostro”.
Fratelli migranti, non date retta a chi vuol farvi credere che l’Italia è un Paese razzista; sono invece convinto che ci sono tante persone che sarebbero davvero felici di stringersi un po’ per farvi posto. Io sono tra questi, pronto a disobbedire alla legge appena approvata dal Parlamento, una legge ingiusta, razzista e disumana; pronto ad ospitarvi e, se è il caso, a nascondervi. E sono certo che tantissimi miei confratelli preti e connazionali italiano faranno altrettanto. I padri della Chiesa da sempre hanno affermato che “una legge ingiusta non è una legge, e disobbedirle è un dovere”. Per questo sono pronto a pagare qualsiasi prezzo penale per la mia disobbedienza, anzi, al più presto mi autodenuncerò all’autorità giudiziaria per “istigazione a delinquere” e “apologia di reato”.
Intanto, per quanto mi riguarda, benvenuti in Italia fratelli migranti “clandestini”!



don Vitaliano






LA NOSTRA PATRIA E' IL MONDO INTERO!!!

1 commento:

Andrea De Luca ha detto...

bello il pezzo di don vitaliano