21.1.06

Intervista a Cindy Sheehan (peace mom)

Cindy Sheehan, la peace mom simbolo dell’impegno pacifista americano in seguito al suo “accampamento” di 26 giorni davanti al ranch del presidente George W. Bush, a Crawford (Texas), dove chiedeva semplicemente d’incontrare il politico e chiedergli perché suo figlio Casey fosse morto a Baghdad, è arrivata in Italia. Protagonista ieri a Venezia di un dibattito sulla guerra in Iraq, Cindy ha ingranato subito la quarta puntando il dito tanto sul proprio governo quanto su quello italiano, colpevoli entrambi di portare avanti una politica di guerra. “Ma se la guerra va contro la Costituzione italiana e americana, perché lasciare che questi leader facciano qualcosa d’illegale contro la costituzione? Se noi non possiamo infrangere la legge, perché loro lo possono fare? Non sono meglio dei criminali. Chiedo che qualcuno risponda della morte di mio figlio, dei 2200 morti americani, dei morti civili iracheni. Le truppe devono lasciare l’Iraq. Le truppe non sono la soluzione del problema, ma rappresentano il problema”.

Un momento dell'incontroCosa propone allora?
“Ci dobbiamo sbarazzare delle tre B: Bush, Blair e Berlusconi, togliere loro il potere e fare in modo che prendano il loro posto delle persone che possano governare con saggezza e integrità. Adesso c’è un elefante nel negozio di cristalli e fin tanto che resterà, continueranno i danni. I cristalli che sono stati infranti non potranno mai essere messi a posto dall’elefante!”.

Blair è appena stato rieletto, Bush poco prima. Solo in Italia si avranno elezioni a breve...
“Dobbiamo renderci conto che non importa il colore della pelle, il linguaggio, eccetera. Facciamo tutti parte dell’umanità e in quanto membri di questa comunità globale, dobbiamo unirci e lavorare tutti insieme e far sì che i nostri leader inizino ad utilizzare le parole per risolvere i problemi e non gli omicidi”.

Durante il suo soggiorno in Texas, ha mai temuto per la sua incolumità?
“Quando ero a Crawford ho ricevuto minacce di morte. Lo stesso sceriffo della contea era preoccupato per la mia sicurezza tant’è che mi chiese di dormire in città oppure al chiuso. Per un po’ ha avuto delle guardie del corpo, però non ho paura. Cosa possono fare? Uccidermi? La mia missione continuerà anche dopo di me”.

Ha detto che voleva parlare col presidente degli Stati Uniti prima che il figlio di un’altra madre morisse. Perché sta ancora aspettando?
“Per due ragioni: perché è un codardo e non ha risposte. Io sto ancora aspettando di conoscere qual è la nobile causa per cui mio figlio è morto”.

C’è qualcuno del mondo politico americano che le ha dato il proprio sostegno?
“Molti senatori e membri del congresso. John Kerry mi ha semplicemente detto di continuare a fare quello che faccio perché lo faccio bene e così mi ha detto anche la senatrice Hillary Clinton. Però per me quelli che non chiedono il ritiro immediato delle truppe sono complici della guerra in Iraq e dei crimini del mio governo. Ci sono due membri del Partito Repubblicano che mi hanno sostenuto, due membri della Camera dei Rappresentanti: Ron Paul (Texas) e Walter Jones (North Carolina).

Da Camp Casey a dove?
“Non mi fermerò finché le truppe non rientreranno dall’Iraq. Le persone m’invitano a parlare. Dopo l’Italia andrò direttamente in Venezuela, in marzo in Germania, ad aprile torneremo a Camp Casey per le festività pasquali. Il fatto di collaborare, rappresentare, dialogare con il Movimento Internazionale della Pace è per me fonte di energia. Viaggio continuamente. In ogni posto c’è un Camp Casey, purtroppo ci sono persone come me che soffrono per la perdita dei propri cari e dobbiamo fermare tutto questo prima di crearne ancora, ancora e ancora, e ancora, e ancora”.

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