6.6.06

Missione civile in Iraq?

Adesso ci dicono che servono tra gli ottocento e i mille uomini in Iraq.
Servirebbero, secondo l'opinione di chi governa il Paese e di chi comanda le Forze Armate, a proteggere la "missione civile". Una missione ancora nemmeno immaginata, che nessuno sa cos'è e a cosa serva.

Suona strano decidere prima le necessità militari e poi, ma solo poi, quelle civili. Viene il sospetto (e nemmeno a pensar male, ma solo applicando la logica) che la "missione civile" venga progettata solo allo scopo di mantenere una presenza militare, per proteggere il petrolio dell'Eni e per non scontentare l'amico americano.
Un po' come era stato fatto dal governo precedente con la missione della Croce Rossa Italiana. Una scelta che costò al governo italiano critiche feroci da parte del mondo del volontariato e alla stessa Croce Rossa la testa del commissario straordinario Scelli, duramente bacchettato da Ginevra per aver fatto scortare i camion degli aiuti dai mezzi militari dei Carabinieri.

Ma è evidente, e molto preoccupante, che coloro i quali sono stati chiamati ad assumersi delle responsabilità in questa vicenda stanno dimostrando di non capire nulla di come funzionino le "missioni civili". Tutti, ma proprio tutti quelli che hanno anche solo un minimo di esperienza concreta di vita nei paesi colpiti da conflitti, sanno benissimo che non c'è modo migliore di mettere a rischio chi sta lì per portare davvero aiuti che piazzargli intorno armi ed armati.
Grazie alla delinquenziale furbizia dei servizi segreti di mezzo mondo, che da qualche anno si camuffano (con tanto di insegne) da operatori umanitari è difficile, per chi davvero è in missione per portare aiuto, farsi distinguere dai militari, dagli occupanti e conquistare la fiducia delle popolazioni civili.
Se si è circondati da armi e da armati questa possibilità viene del tutto esclusa.


Il generale Fabio Mini afferma: "In una situazione confusa come quella irachena, non c'è modo migliore di farsi ammazzare, che farsi confondere con i militari andando in giro scortati". Se lo dice il generale che comandava la missione Nato in Kosovo, ci può credere anche l'Onorevole ministro D'Alema.


Tratto da Peacereporter.

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