2.12.08

Crisi, l'orrendo piano Berlusconi -Tremonti





Di fronte a una crisi che ha iniziato ad aggredire pesantemente l'economia "reale" il governo persevera sulla linea dell'elemosina compassionevole elargita ai ceti "deboli". Dopo la social card da 40 euro al mese -risibile come cifra ma non per lo stigma sociale e la logica che la sottende- il decreto legge anti-crisi varato venerdì prevede un bonus di qualche centinaia di euro pensato su base rigorosamente familiare e familista, peraltro limitato ai redditi più bassi. Nessun intervento strutturale sui salari (e anche solo di detassare la tredicesima non se ne è fatto nulla), niente di effettivo sull'estensione dei cosiddetti ammortizzatori sociali a precari e lavoratori/trici delle piccole imprese.

Non è solo il quantum miserevole dell'"elargizione" a caratterizzare l'intervento di Berluska-Tremonti, ma il fatto che la modalità è quella dell'una tantum a escludere perentoriamente ogni richiamo a un diritto esigibile e universale. A riprova che non c'è acquisizione di diritti o di reddito al di fuori della lotta.
Viene naturale pensare all'italico adagio, adatto ai momenti di bufera, "cambiare qualcosina perché tutto resti come prima". Se è così, lo è solo sul versante di salari e redditi. Perché per le imprese, già copiosamente sovvenzionate dall'eliminazione del cuneo fiscale da parte del governo di centro-sinistra, ci sono nuovi interventi di detassazione (su ires e irap), questi sì strutturali.

Ma il senso profondo, politico e non solo contabile, del decreto risiede nel varo dei "Tremonti-bond": l'impegno del Tesoro di sottoscrivere a tutto il 2009 i titoli obbligazionari speciali che saranno emessi dalle banche per rafforzare il proprio patrimonio ovvero risanare i debiti e le perdite accumulate con la speculazione finanziaria. Un bail-out in salsa italiana - sottaciuto non a caso dai media e dalla pseudo-opposizione - in cambio di… un codice etico da parte delle banche e un generico impegno a finanziare le attività produttive. Avremo quindi una doppia partita di giro: una volta per i soldi pubblici regalati alle banche a garanzia dei patrimoni dilapidati, e una seconda con l'incremento del debito pubblico a nostro carico. Con la beffa che è proprio su questo debito che l'"antimercatista" ministro del tesoro alza l'indice per negare ogni intervento a favore di salari e welfare.

Ma in questo modo il governo non fa che rilanciare suo malgrado la questione: chi paga la crisi? E probabilmente non ha ancora inteso che questa volta "noi la crisi non la paghiamo". Il dodici dicembre -al di là di tutti i tentennamenti della Cgil- proveremo di nuovo a farglielo capire puntando sull'intreccio, che è poi la vera scommessa della giornata, tra l'onda anomala e il più ampio disagio e la rabbia sorda che stanno montando nel paese. Sapendo che la crisi è solo agli inizi.

Fonte: Infoaut



SONO SEMPRE PIU' SCHIFATO DA QUESTI PERSONAGGI E DA CHI CONCEDE LORO FIDUCIA!!!

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